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Messaggi dell’Arcivescovo Ordinario Militare
alla diocesi Ordinariato Militare per l'Italia
Forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (Rm 12,12)
Messaggio dell’Arcivescovo Ordinario Militare per la Quaresima 2025

È una Quaresima di preghiera! Lo è sempre la Quaresima, ma quest’anno, in questi giorni, sentiamo la preghiera ancor più come forza a cui ancorarsi, per restare nella speranza. «La speranza è “l’àncora dell’anima”, sicura e salda», scrive il Papa nel Messaggio per la Quaresima 2025.
Proprio per Papa Francesco è offerta la nostra preghiera, in questo tempo di sofferenza di tribolazione, di croce. Vogliamo unire la voce della nostra Chiesa alle tante voci di Chiese diocesane, di Chiese cristiane, di diverse confessioni religiose, di uomini e donne di buona volontà che si sono trovate insieme a pregare; che nella preghiera forse hanno trovato un’unità inattesa. Il tempo della prova, della
malattia, può essere un tempo di unità, di comunione; e può essere un tempo di speranza se, come leggiamo nella Bolla di Indizione del Giubileo, la Chiesa riesce a offrire «segni di speranza… agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale» (Spes non confundit, 11).
Il deserto quaresimale ci condurrà al Mistero Pasquale, per il quale Gesù stesso ha voluto entrare appieno nella realtà umana del dolore umano; così, nel deserto della sofferenza, la prima comunione che si può sperimentare è proprio quella con Lui, quando «attraverso il buio si scorge la luce… la forza che scaturisce dalla morte e risurrezione di Cristo» (Spes non confundit, 4). Una forza che anima chi si prende
cura dei sofferenti, specie i più fragili; e tale cura è un’opera di misericordia corporale, come le tante che costellano il cammino quaresimale, ed è un’esperienza di comunione, «un inno alla dignità umana, un canto di speranza» (Spes non confundit, 11). Anche nell’ora dura della tribolazione, la speranza può aprire nuove prospettive, offrendo luce alle cose che più contano e facendo emergere l’assurdità di ciò in cui ci si può perdere inutilmente. «Da qui la guerra appare ancora più assurda», ha detto domenica scorsa il Papa,
pregando per la pace dal letto dell’ospedale.
E proprio la guerra rende, ancora una volta, terribilmente arido e sconfinato il deserto di questa Quaresima: la preoccupazione per le guerre che ci circondano e si rivelano sempre più dure, perché quasi non lasciano intravedere possibilità concrete di conclusione. I nostri militari lo sanno bene. Essi vivono la guerra non solo come minaccia ma, direi, come dolore patito “dal di dentro”. Il loro impegno per la pace è un concreto impegno a favore della giustizia e della libertà, a difesa dei deboli, specie nelle popolazioni povere, oppresse, vittime di decisioni ingiuste da parte dei potenti della terra; ed è anche un continuo sacrificio di sé stessi, talora fino al dono della vita.
Per questo la guerra, che è un fallimento di tutto e per tutti, può sembrare a voi, cari militari, anche un fallimento della vostra dedizione, della vostra missione, del rischio che correte e del sacrificio che accettate. La guerra, per voi, ha infatti i volti di uomini, donne, bambini che proteggete; ha i tratti di tanti Paesi che servite nelle missioni internazionali, cercando di promuoverli e di ricostruire, di contrastare la
cultura dell’odio e della vendetta. Questo fa dire pure a voi, come al Santo Padre, «da qui la guerra appare ancora più assurda». E forse, «davanti alla sofferenza» - a ogni sofferenza -, la «speranza sembra crollare» (Spes non confundit, 3).
Ma ecco la forza della preghiera! La preghiera per i sofferenti, la preghiera per la pace!
«È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte?» (Spes non confundit, 4), si chiede il Papa. Voi, cari militari, potete sognare la pace, potete pregare per la pace; potete ottenere la pace, perché lavorate instancabilmente per essa, offrendo anche la vita, come ha fatto il Venerabile Salvo D’Acquisto. Il suo sacrificio è un grande messaggio di pace perché testimonia come ogni
ingiustizia, violenza, guerra, possano essere trasformate dall’amore. Solo pochi giorni fa Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile e gliene siamo tanto grati. Egli ci aiuti a pregare per il Santo Padre, per la pace, per il mondo; a rimanere «forti nella tribolazione e perseveranti nella preghiera»!
Buon cammino di Quaresima.

Roma, 5 marzo 2025, Mercoledì delle Ceneri   + Santo Marcianò
MESSAGGIO PER IL GIUBILEO

Il Giubileo 2025 nella Chiesa dell’Ordinariato Militare per l’Italia.
«Il Giubileo ricordi che quanti si fanno “operatori di pace saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti». (Francesco, Spes non confundit, 8).
Le parole del Santo Padre nella Bolla di Indizione del Giubileo risuonano particolarmente esigenti e incoraggianti per la Chiesa dell’Ordinariato Militare. Nel Giubileo che inizia, tempo privilegiato di Grazia, la nostra vocazione di servizio evangelico alla pace è e deve essere davvero un «segno di speranza»: il «primo», secondo quanto lo stesso Pontefice indica (Spes non confundit, 8).
I segni che avremo modo di porre nell’Anno Giubilare sono, pertanto, espressione di questa speranza che la Chiesa e il mondo aspettano da Dio e che Dio affida anche al mondo militare. Tra questi, sono certamente da annoverare i «luoghi sacri» Giubilari, mediante i quali i fedeli possano conseguire i benefici spirituali originati dall’indulgenza giubilare: Chiese o contesti ove si sperimenta anzitutto l’incontro con Dio e la Sua Misericordia e che, come i Santuari, devono essere «luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza» (Spes non confundit, 24).
Tra i tanti volti della Speranza, il Giubileo addita l’importanza del perdono. «Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime» (Spes non confundit, 23). Il perdono è un passo concreto e basilare per chi, come noi, è chiamato a costruire una cultura della pace. E spesso il perdono verso l’altro richiede anzitutto il perdono di se stessi.
Per la nostra Chiesa i luoghi giubilari dove è possibile ricevere l’indulgenza saranno anzitutto la Chiesa di S. Caterina Da Siena, Chiesa principale dell’Ordinariato Militare, assieme alla Chiesa del Ss. Sudario, Chiese nelle quali, ogni giorno da 11 anni si prega per la pace con l’adorazione eucaristica perpetua; gli altri luoghi giubilari saranno: la Chiesa dell’Ospedale Militare del Celio, la Cappella del Dipartimento di Lungodegenza di Anzio, la Cappella del Penitenziario Militare di S. Maria Capua Vetere, oltre alle diverse Cappelle poste nei Teatri operativi Internazionali e in alcune Missioni di mare.
Ho pensato di scegliere il Carcere Militare come luogo giubilare dove aprire l’anno Santo per la nostra Chiesa Ordinariato Militare. Il Papa ha offerto un segno forte in tal senso, aprendo egli stesso una Parta Santa in un carcere, e ha levato alta la voce chiedendo anche ai credenti, in particolare ai Pastori, di farlo, affinché nel Giubileo, in ossequio alla tradizione biblica, si formi «una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento» (Spes non confundit,10).
Pertanto con la Celebrazione Eucaristica Giubilare di mercoledì 8 gennaio 2025, presso la Chiesa del Reparto Carcerario Militare in Santa Maria Capua Vetere, si apre solennemente il Giubileo della nostra Chiesa Ordinariato Militare.
La dimensione del “Pellegrinaggio” che, per certi versi, caratterizza la vita e la missione degli uomini e delle donne delle Forze Armate e di Polizia, segni il cammino di fede di ciascuno: perché, nella fatica e nella gioia, il Giubileo sia tempo privilegiato di crescita della comunione con Dio e della fraternità, nel comune servizio alla difesa della vita umana, alla giustizia e alla pace.

+ Santo Marcianò



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