Natale e il Presepe - squadraeprima.it

squadraeprima.it
Vai ai contenuti
FAI IL PRESEPE                      E GUARDA DIO

IL MESSAGGIO
DEL NATALE
La fede del Natale maturò presto nei primi cristiani, con o senza persecuzioni, prima della celebrazione liturgica del Natale che apparve verso la fine del IV° secolo.
Noi siamo invitati dalla liturgia a vivere questo tempo di avvento (storico, per il Natale; escatologico, per la fine del mondo), forse dimenticando che gli ebrei sperimentarono una attesa decisiva per loro di un Messia, promesso da Dio dopo esilio e conquiste, predicata dai profeti e custodita dai poveri di Adonai, e infine ripresa con toni apocalittici dagli Esseni. Ed aspettano tuttora un messia.
Noi oggi, con una certa abitudine, riceviamo l'annuncio della nascita del Messia dai vangeli di Matteo e Luca e dal Prologo di Giovanni, ma la raccogliamo come cosa nota. Avevano capito invece che era un evento straordinario gli autori dei testi apocrifi e gnostici dal II° secolo in avanti, mitizzando e inventando tutto quello che i Vangeli avevano omesso, (avendo solo finalità di fede). inserendo elementi - fra tanta roba di leggenda - che in parte poteva avere riscontri reali.
TESTIMONIANZE
ARCHEOLOGICHE
TESTIMONIANZE
OCCIDENTALI
DELLO SPIRITO
DI BETLEMME


FARE IL PRESEPE
STARE
DAVANTI
AL PRESEPE

POETI
DEL PRESEPE
C'è una testimonianza antichissima di venerazione della Natività in un affresco delle catacombe di Priscilla del II secolo. Ben presto seppero fare la loro professione di fede “al Dio Gesù Cristo” i soldati romani che celebravano nella domus ecclesia o sala dedicata al culto cristiano in un complesso abitativo del 210, scoperto di recente a Meghiddo nel cantiere del carcere (non nel famoso tel di Meghiddo), come si era scoperto nella domus ecclesia di Dura Europos, (ma è del 260). Anche solo prestando attenzione a queste tre testimonianze archeologiche si può constatare che sono anteriori di molto all'Editto di Milano del 313, quando sarà data ai cristiani libertà di culto e di fare chiese; testimonianze anteriori anche al Concilio di Nicea del 325, che proclamerà in forma dottrinale la fede in Gesù, vero Dio e vero Uomo.
Se salite a Oropa, nella basilica superiore c'è una mostra di presepi, come in molte altre chiese. Le più famose rappresentazioni ARTISTICHE vicine a noi sono le secolari cappelle del Sacromonte di Varallo e di Varese, soprattutto il museo e il convento di Greccio, dove san Francesco iniziò nel Natale del 1223 questa consuetudine. Qualcuno avrà visto anche le splendide robbiane in Toscana e in Umbria e tutta l'arte dal Rinascimento in poi.
Ci sono state confraternite e attualmente associazioni culturali (legate non più di tanto alle comunità cristiane) che si aggregano e riproducono i famosi presepi napoletani o fanno altri allestimenti creativi. Poi ci sono i concorsi parrocchiali, i presepi viventi e, certo il più importante, quello che facciamo nelle nostre case. Tutto concorre a consolidare tradizione e folklore del presepe.
Se guardate da lontano un santuario rupestre o un eremitaggio o un paesino sperduto, vi scappa detto “è bello come un presepe”, anche se non ci andreste mai a vivere. Se guardate verso la basilica di Betlemme la sera tardi dal monastero dei Maroniti, quando i giovinastri hanno finito di girare a tutto gas dalla Paul VI road alle strade lungo i campi di Booz, intuite il presepe originario, le case e la guerra scompaiono:
è là.
Benché la mappa di Madaba abbia rappresentato Betlemme minuscola rispetto a Gerusalemme e ad altre località, noi sappiamo che quel luogo e quel momento sono di somma importanza per la storia dell'umanità e per la nostra “carne”, sono in principio.
Intanto la parola saepes indica sia recinto di pecore e capre che mangiatoia e il prefisso prae mostra una posizione delimitata, appunto in una grotta che nella parte anteriore è una stalla chiusa. Quindi per fare un bel presepe basterebbero due legni o due sassi, due animali e Maria, Giuseppe e il Bambino.
Ambientazione notturna? non per forza. Certo il momento della nascita fu la notte, ma una volta nato…c'è anche nei giorni a seguire! La neve è giusta? A Betlemme a dicembre c'è neve ancor oggi, benché si sciolga in giornata. I torrenti e i laghi ci stanno? Betlemme è una collina sopra il deserto di Giuda. Proprio un torrente là non c'è mai stato, però ci sono ancor oggi le fonti di Davide a Betlemme, che ai tempi di Gesù servivano i palazzi erodiani del Gareb a Gerusalemme... La stella? Questa sarebbe questione più complessa, ma una Luce l'hanno vista e avuta tutti, pastori e Magi.
Tanto ho annotato affinché ciascuno possa prendersi la propria libertà, sapendo di riuscire comunque ad essere fedele all'originale.
Quindi per fare un bel Natale bisogna fare il presepe? Sì, se sei capace; e se lo dico è perché il dubbio ce l'ho; senza offesa. I bambini fanno presepi straordinari.
E poi viene l'ora di fare silenzio. Aspettando che tutti dormano. Sperando di mettere pace nel coacervo dei nostri pensieri.
Il presepe è idealizzazione e proiezione religiosa del nostro fare famiglia, centro essenziale degli affetti. C'è poi un umanesimo che, dal Quattrocento fino ai nostri giorni ci si è trovato a proprio agio, ha arricchito la sacra rappresentazione della Natività: la moltiplicazione delle statue, l'aggiunta di ambienti locali e di richiami biblici all'AT, l'abbigliamento modernizzato dei figuranti.
Anche tanti poeti hanno contribuito ad una rappresentazione colma di echi religiosi e umani, da Jacopone da Todi al Manzoni, e arrivare all'esclamazione del Pascoli, nei Poemi Conviviali, I In Oriente: “Rispose all'uomo l'Universo: E' quello!”. Se poi riprendiamo da Trilussa con quel sarcastico ringraziamento che mette in bocca a Gesù nel suo “Er Presepio”; e il Buon Natale di Dino Buzzati “E se invece venisse per davvero?...”. Anche Clemente Rebora nei Canti dice: “dammi il tuo Natale di fuoco interno nell'umano gelo”. Alda Merini nella raccolta su Francesco gli fa dire: “io sono il primo artigiano di Dio – e farò questo presepe – per la sete elementare dei giusti”.
Tanti riferimenti e modi per dire i percorsi dell'umanità alla ricerca di Lui e per sussurrare, forse: ci sono anch'io lì!
E il Festeggiato? E la fede originaria in Gesù vero Dio e vero Uomo?
Come nei secoli, così oggi per fare esperienza di fede bisogna guardare e ascoltare Colui che ha avuto fede in noi.
Nel presepe non si vede un dio. Ovvio, ci chiamavano atei perché non eravamo idolatri come gli altri, nella Roma antica! Nel presepe o in tutte le stalle o in tutti gli angoli marginali del nostro mondo il credente sa di poter stare faccia a faccia con Dio. Non in maniera scomoda come Mosè sul Sinai. Guarda la mangiatoia, a cui Luca ha dato lo stesso nome del legno della croce e le fasce sono come quelle della deposizione. Noi siamo stati cercati da Lui, perché Lui è “sceso dal cielo” per trovarci nella nostra umanità, nella nostra storia e svelare il vero volto, il vero progetto, di Dio. Con la sua umanità, con la bellezza e i vagiti di un bambino, Dio non si è reso solo visibile, si è reso inevitabile. Mi guarda, lo guardo per capire, attorniato dalla tenerezza di una mamma e dalla fiducia di uno sposo che, in sogno, ha creduto e accettato i disegni di Dio. Salverà anche me; la mia povera carne è stata buona per la manifestazione più straordinaria e immediata di Dio.

IN FESTA
CON DIO IN TERRA
CON GLI OCCHI DEGLI ALTRI:
MUSEO DEL PRESEPIO DI GRECCIO
DA SAN FRANCESCO A NOI


Torna ai contenuti